Discorso di Roger Nordmann per i festeggiamenti in onore di Marina Carobbio Guscetti

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Signora Presidente del Consiglio nazionale, cara Marina,

Signor Consigliere Federale,

Autorità federali, cantonali, comunali e religiose,

A nome del Gruppo socialista alle Camere federali ho il grande piacere di felicitarmi calorosamente con te per la tua nomina alla presidenza del Consiglio nazionale. La tua elezione a questa alta carica dello Stato ci rallegra molto e sottolinea il lavoro assiduo di una parlamentare cosciente delle proprie reponsabilità e che si preoccupa del bene comune in modo esemplare. Questa nomina corona l’impegno eccezionale di una donna politica competente e generosa.

Eletto dal popolo, il parlamento fa le leggi, approva le finanze ed elegge i membri del governo. Svolge dunque delle funzioni particolarmente esigenti. In particolare, quella di rappresentare i cittadini nella loro diversità e di definire le regole di cui il Paese ha bisogno per assicurarne il benessere e la sicurezza. Al cospetto di questa doppia vocazione, condurre i lavori del Consiglio nazionale è dunque un compito di prima importanza.

Ma questa constatazione è particolarmente vera in Svizzera, perché, come lo hai accennato nel tuo discorso d’inaugurazione di lunedi, c’è un’interazione sottile fra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. In effetti la democrazia diretta può  funzionare solo con il contributo di un parlamento attivo e solido. Attraverso le votazioni, il popolo dà dei forti impulsi alla politica: può infatti modificare la Costituzione o rifiutare una legge.

 

 

 

Ma per fare in modo che le decisioni dei cittadini non restino una somma di impusi inefficaci o addirittura caotici, serve un lavoro parlamentare intenso e serio. Sono infatti le numerose sedute nelle commissioni e in assemblea plenaria che permettono di costruire i testi legislativi che passano poi al vaglio dal popolo. Sono le numerose discussioni fra gli eletti dal popolo che permettono in seguito di applicare al meglio il risultato delle urne.

Senza il dibattito sugli oggetti legislativi o senza l’esame preliminare delle iniziative popolari da parte del Parlamento, il sistema di votazioni popolari non funzionerebbe. Se avete dei dubbi in merito, basta osservare la confusione creatasi col Brexit – e qui parlo della procedura istituzionale, indipendentemente dal fatto di essere a favore o contro il Brexit.

Il Parlamento di Westminster non aveva potuto esaminare l’oggetto e dunque non aveva potuto affinare il dibattito su modalità e conseguenze. D’altronde non esisteva nemmeno un oggetto: nessuna legge, nessun articolo costituzionale, nessun accordo da ratificare. Semplicemente due vaghe intenzioni: «remain» – restare – o «leave», andarsene. In questo modo, senza il lavoro preliminare del Parlamento, diventa estremamente difficile condurre un dibattito popolare fondato su basi solide. E il Regno Unito sta pagando un prezzo elevatissimo per questa mancanza di procedura istituzionale.

Detto in altre parole, la tendenza fin troppo diffusa di opporre la democrazia diretta alla democrazia rappresentativa è infondata. Non me ne vogliano i populisti, ossessionati dal creare un antagonismo artificiale fra la volontà popolare e le istituzioni. È infatti la qualità del lavoro legislativo che dà senso e forza alla democrazia diretta.

 

 

 

Le svizzere e gli svizzeri lo sanno bene, anche perché hanno appena respinto un’iniziativa di cui uno degli scopi principale pare fosse proprio di sacralizzare il voto popolare a scapito delle altre istituzioni.

Nel nostro Paese, che combina democrazia rappresentativa e democrazia diretta, la presidenza della Camera del popolo e dell’Assemblea federale assume dunque una funzione chiave nella riuscita di tutto il sistema. Richiede uno spiccato senso di responsabilità e un talento reale nella gestione degli equilibri. Sono sicuro che Marina Carobbio sarà perfettamente all’altezza di questa sfida. Come donna, medico e socialista, lei è una di quelle persone per le quali la ricerca di risultati prevale sull’adozione di slogan semplificanti. Anche in seno alle sue attività politiche, ha sempre dimostrato quanto la difesa dell’interesse generale sovrastasse ogni tipo di tattica partitica.

Infine, come ticinese, Marina aggiunge a queste qualità anche quella del coraggio e della pazienza, che sono richieste a tutte le minoranze. Esistere in un’altra cultura, che oltretutto è maggioritaria, richiede grande abnegazione. Superare delle prove in questo biotopo  diverso senza perdere la propria identità, esige intelligenza.

Considerando questo ventaglio di competenze, sono convinto che il prossimo anno di lavori al Consiglio nazionale beneficerà di una guida dinamica e perfettamente illuminata, al servizio di tutto il Paese.

Con questo spirito, felicitandomi ancora vivamente con te, Signora Presidente, cara Marina, ti faccio i miei migliori auguri per una proficua presidenza, piena di successi legislativi e ricca di begli incontri politici e umani.